Scarica il documento in formato pdf : AGENDO n°04 giugno 2014
martedì 26 agosto 2014
martedì 17 giugno 2014
I CORDOLI IN VIA MANZONI?
Continuiamo a non capire da dove il Sindaco Panzeri tira fuori gli elementi che lo portano a dare un giudizio positivo sul tema della sicurezza stradale, nelle vie di Origgio. Abbiamo sempre portato all'attenzione del Consiglio Comunale gli aspetti più critici e le soluzioni per migliorare la sicurezza degli utenti soprattutto sulle strade del centro urbano. Ultimo in ordine cronologico, nello scorso mese di febbraio, il Gruppo Consigliare di Insieme per Origgio, ha presentato al’Amministrazione Comunale una interrogazione per chiedere alcuni chiarimenti in merito ai cordoli posti in via Manzoni.
La ragione di questa nostra domanda era dovuta al fatto che, alcuni ciclisti e pedoni, avevano avuto incidenti urtando incidentalmente questi cordoli. Nel Consiglio Comunale del 22 maggio 2014, il Sindaco ha risposto all’interrogazione affermando che non era a conoscenza di incidenti e che i cordoli sono a norma.
Noi riteniamo, in base agli accadimenti e non alle opinioni, che purtroppo gli infortuni si sono verificati, e ancora si riscontrano incidenti di varia entità, a ciclisti e pedoni. Inoltre, come si può notare, una buona parte di questi cordoli non è più posizionata sulla strada e noi non riusciamo a comprendere la ragione per cui l’Amministrazione Comunale non decide di eliminarli tutti o se, come afferma sono utili, di ripristinare quelli che per varie ragioni sono spariti. Noi crediamo, che questi cordoli abbiano recato più danni che benefici e per questa ragione chiediamo la rimozione dei pochi rimasti. Una buona segnaletica orizzontale e l'invito agli automobilisti a moderare la velocità e al rispetto degli spazi riservati agli altri utenti della strada, sono i giusti provvedimenti che un'amministrazione attenta deve mettere in essere.

Ci auguriamo che questa Amministrazione, che ha dimostrato di non essere in grado di mettere mano alla viabilità, riesca prima di ultimare il mandato a porre rimedio a queste situazioni nell’esclusivo interesse dei cittadini.
martedì 20 maggio 2014
RIFLESSIONI SUL 1° MAGGIO FESTA (?) DEL LAVORO.
PRIMA: IL LAVORO. MA PRIM'ANCORA IL LAVORO CHE NON C'È. IL PRIMO MAGGIO SCORSO C'ERA POCA ARIA DI FESTA, PER L'ITALIA DEI DISOCCUPATI, DEGLI INOCCUPATI E MAL OCCUPATI, PER I TROPPI CHE ANCORA RISCHIANO DI PERDERLO, IL LAVORO.
Iniziamo con queste parole di Ingrao, che a distanza di 24 anni sono ancora, purtroppo, di triste attualità. Troppi sono i senza lavoro, i cassintegrati, gli esodati, i precari. La lunga crisi economica, iniziata nel 2008, ha causato un enorme disastro nel mondo del lavoro e non sappiamo ancora quali potranno essere le conseguenze in futuro. Tutti i giorni, da ormai troppo tempo, i giornali e i mezzi di comunicazione ci informano con cifre drammatiche sulla disoccupazione, che è vicina al 13%, mentre quella giovanile è quasi al 43%.
Occorre che chi ha responsabilità si adoperi perché il 1 maggio torni ad essere un giorno di festa per tutti. Con il “Decreto Poletti” e gli 80€ dato a 10milioni di lavoratori sono i primi interventi del Governo Renzi. Il Partito Democratico ha sempre messo al centro della sua iniziativa il tema del lavoro, cosi come la Costituzione Italiana all’art.1 - L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Quelli che devono lasciare il lavoro si chiamano Giulio, Antonio, Luisa, Marco, Giovanna. Un giorno, improvvisamente, diventano degli “esuberi”. Un mattino si svegliano e si trovano “quantità”.
(Pietro Ingrao, l’Unità 1990).
Iniziamo con queste parole di Ingrao, che a distanza di 24 anni sono ancora, purtroppo, di triste attualità. Troppi sono i senza lavoro, i cassintegrati, gli esodati, i precari. La lunga crisi economica, iniziata nel 2008, ha causato un enorme disastro nel mondo del lavoro e non sappiamo ancora quali potranno essere le conseguenze in futuro. Tutti i giorni, da ormai troppo tempo, i giornali e i mezzi di comunicazione ci informano con cifre drammatiche sulla disoccupazione, che è vicina al 13%, mentre quella giovanile è quasi al 43%.
Dati che spaventano e che ci devono preoccupare.
Il PD, da tempo dice che il lavoro è la priorità, che non ci sono riforme istituzionali o provvedimenti economici che possano essere affrontati prima della emergenza lavoro. Le nuove regole hanno messo al primo posto l’economia, mentre l’uomo, che dovrebbe essere al centro, è diventato un problema, o meglio il problema. Che fare? Tutti, politici, economisti, uomini della cultura, della finanza discutono attorno al problema e ciascuno ha la sua ricetta, ma poi alla fine, al di là delle parole, dei vedremo e faremo, non danno una risposta, una soluzione che sia utile a migliorare la situazione. C’è chi vede il problema nella globalizzazione, dalla quale non si può tornare indietro, chi sostiene che uno dei motivi della disoccupazione è dovuto alla delocalizzazione delle fabbriche nei paesi in cui il costo del lavoro è meno della metà rispetto all’Italia, chi sostiene che da noi non si è fatta innovazione tecnologica e non si è investito nella ricerca. Tutte cose vere, ma allora se questa è la situazione quale è la soluzione? C’è chi sostiene che le nuove fonti di energia,la green economy, potrebbero creare nuova occupazione e chi dice che il turismo e anche un grande intervento a protezione del territorio possano essere altrettante fonti di occupazione e poi chi sostiene la necessità di interventi in grandi opere pubbliche per creare lavoro; ma in concreto non si vedono risultati.
Allora una considerazione possiamo farla anche noi: non è che in futuro non ci sarà lavoro per tutti? Se davvero fosse così, dovremo prenderne atto e riflettere sulla necessità di affrontare il problema in modo diverso. Occorrerà pensare ad una riduzione degli orari di lavoro, che consenta di allargare la base lavorativa. Si tratta di lavorare meno per poter lavorare tutti. Facile a dirsi e difficile a farsi. Può darsi, ma intanto in Svezia stanno già affrontando la situazione. Sappiamo che ci saranno quelli che sosterranno che è un paese piccolo e che noi siamo diversi e che perciò in Italia non sarà possibile. Comunque noi preferiremmo vivere in una società con più occupati anche con un salario di poco inferiore, anziché, come oggi, in un mondo dove troppe famiglie non hanno di che vivere. Non vogliamo qui affrontare tutti i problemi del mondo e per ciascuno dare una risposta, quello che ci interessa è, che il prossimo 1 maggio, torni ad essere la festa dei lavoratori. Quando ad una persona si toglie il lavoro si compie un atto di ingiustizia grave, perché la mancanza di lavoro sgretola la dignità umana,nessuno va lasciato solo. Quando non si è autonomi si è più deboli e viene meno l’energia necessaria per affrontare con fiducia il futuro. Se non si trovano urgentemente soluzioni a questo problema si corre il rischio di togliere speranza ai giovani.

mercoledì 23 aprile 2014
Fiera di Origgio: ricordi e propositi.
Quella di quest’anno è la 63ma Fiera del Bestiame e delle Merci, che si tiene come di consueto, ad Origgio il 25 aprile.
Sono trascorsi tanti anni
dalle prime edizioni e molte cose sono cambiate. Il tempo, lo sviluppo ed il progresso segnano i cambiamenti, e anche la Fiera
di Origgio ha subito, nel bene e nel male, il segno dei tempi. Nata all’inizio
degli anni ’50, nei primi anni ha visto la prevalenza degli animali e di
qualche strumento agricolo, che in un paese che aveva ancora un buon interesse
per l’attività agricola, avevano una funzione importante. La manifestazione nel
corso degli anni non ha saputo valorizzare e conservare un forte rapporto con
il territorio, soprattutto con gli operatori di Origgio, ma è diventata, anno
dopo anno, una “girandola” di bancarelle e cavalli.
Dobbiamo tornare a
riaffermare i valori che animavano le prime edizioni privilegiando quegli
operatori che operano tutto l'anno sul nostro territorio; operatori, espositori
a KmZero, che abbiano un legame con il paese. Sono ancora molti i
vecchi che ricordano le prime edizioni, quando gli animali, mucche, manzi e
vitelli, occupavano l’area attorno a Piazza Chiesa. Poi la Fiera si è spostata
in via Ai Giardini, mentre le ultime edizioni si sono realizzate nella zona
pubblica di viale della Resistenza e ora da qualche anno nell’area di via
Marconi. Nelle ultime edizioni sono state introdotte molte novità e la Fiera,
di rilievo regionale, gode di una notorietà che porta oltre 400 espositori e
decine di migliaia di visitatori nel nostro piccolo Comune, che durante la
manifestazione viene letteralmente invaso. Sarebbe bello assistere, in
occasione di questa giornata, a qualche evento che metta in scena la vita
agricola del nostro comune, attraverso fotografie, mostre sui lavori e sugli
strumenti che venivano impiegati; scene di vita quotidiana del recente passato,
così da potere stimolare l’interesse dei nostri ragazzi alla conoscenza della
storia locale.
Sarebbe anche interessante programmare una mostra sulle diverse
manifestazioni che si sono tenute negli anni, così da poter vedere i
cambiamenti che la Fiera del Bestiame e delle Merci ha subito nel corso degli
anni. E’ un vero peccato che in nessun documento che tratta la storia locale ci
sia una traccia di questa importante manifestazione. Noi crediamo che
valga la pena raccogliere i momenti più significativi che hanno caratterizzato
la Fiera del Bestiame e delle Merci ad Origgio e farne oggetto di una mostra
fotografica per la prossima edizione.
DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE.
Un Paese
davvero democratico non è quello che concede ai cittadini una serie
di diritti basilari o impone loro una lista di doveri; una "governance
giusta" prevede infatti che ciascuno di noi si faccia carico del buon
funzionamento e della buona amministrazione della sua comunità, locale o
nazionale che sia, e che si impegni attivamente per migliorare lo stato delle
cose.
Perché è
importante la partecipazione dei cittadini alla vita del proprio Comune?
Perché è proprio grazie alla partecipazione che i cittadini possono favorire la qualità dei servizi pubblici locali.
Perché è proprio grazie alla partecipazione che i cittadini possono favorire la qualità dei servizi pubblici locali.
In sintesi; detto in una sola parola
“Rendicontazione” (Accountability) o responsabilità rispetto agli esiti.
La definizione coinvolge due
aspetti: da una parte sancisce il dovere di chi esercita una funzione pubblica,
di rispondere del proprio operato, dall’altra, sulla base dell’implicita
premessa, che ciò debba poter esser controllabile, stabilisce l’obbligo di
assoggettarsi ad eventuali procedure di esame dirette a questo scopo.
La
“Rendicontazione” (Accountability) si compone di tre elementi
principali:
1.
Responsabilità: vuol
dire buona gestione del proprio operato da parte di tutti i soggetti
coinvolti, sia pubblici sia privati, in coerenza con gli obblighi e gli impegni
presi.
2.
Trasparenza: è
la possibilità da parte di chiunque di reperire informazioni
e dati, al fine di verificare quanto detto e fatto dalle istituzioni.
3.
Partecipazione: infine,
significa che tutte le decisioni sono tanto più efficaci quanto più maturate
attraverso un percorso comune e condiviso, che valorizzi la possibilità di
tutte le persone di potersi esprimere e di giocare un ruolo attivo
nell’influenzare, monitorare e valutare le azioni che hanno impatto sulla
collettività.
Avviare processi di decisione
partecipata che siano strutturati secondo metodologie ben definite permette di
instaurare un rapporto più collaborativo tra l’Amministrazione pubblica ed i
cittadini.
Anche l’Unione Europea ha
introdotto la partecipazione come metodo di lavoro per la definizione di
principi, di strategie e di programmi operativi nell’ambito sociale, economico
e ambientale.
Il ricorso a forme di partecipazione
“strutturata”, vale a dire con tempi e modalità ben definiti, costituisce una
novità nel modo di gestire il governo del territorio, che assicura un confronto
più approfondito e facilita il più ampio coinvolgimento dei diversi interessi
coinvolti nella definizione di scelta politica o di un intervento.
NOI CI PONIAMO L’OBIETTIVO DI …
Ø Diffondere
e condividere le competenze dei cittadini.
Ø Far
partecipare i cittadini alle decisioni di bilancio.
Ø Far
definire ai cittadini gli standard dei servizi pubblici locali.
È tempo di iniziare, di andare oltre
l’annuncio! Iniziamo con il Bilancio Partecipato e Partecipativo, che sono
processi di democrazia diretta, attraverso i quali i cittadini partecipano alle
decisioni che riguardano l’utilizzo e la destinazione delle risorse economiche
del Comune.

Il Bilancio Partecipativo è
un metodo di formazione del bilancio preventivo che richiede la partecipazione
diretta dei cittadini alla redazione di specifici capitoli di spesa nei limiti
di quanto appositamente stanziato dall’Amministrazione comunale”.
OGGI,
SAPER AMMINISTRARE BENE SIGNIFICA DARE CENTRALITÀ AI CITTADINI, RENDERLI
PARTECIPI ALLE SCELTE AMMINISTRATIVE DEL NOSTRO COMUNE.
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