Nel tempo abbiamo
utilizzato il nostro spazio sul notiziario per accompagnare i lettori, articolo
dopo articolo, a conoscere il nostro pensiero, non solo sulle questioni
concrete o territoriali, ma anche su questioni più ampie che raccontano la
nostra visione del mondo e dell'impegno politico.
Quest'anno, dopo il
Consiglio Comunale di presentazione del bilancio di previsione e del corrispondente
Documento Unico di Programmazione, sentiamo la necessità di condividere alcune
riflessioni sul nostro ruolo di opposizione.
Inoltre, ci apprestiamo a scrivere proprio nei giorni di grande tensione
collettiva sollevata dall'ennesimo femminicidio, quello della giovane Giulia.
Questi due spunti ci hanno guidato nella stesura di un articolo che vuole
provare a essere la sintesi riguardo un concetto di fondamentale importanza: il
ruolo di ognuno di noi, come persona, come soggetto sociale e come forza
politica.
Rappresentando una
minoranza di cittadini, ci teniamo a sottolineare che il grado di salute di un
sistema politico democratico è misurato anche dalle concrete garanzie e dai diritti
riservati all’opposizione. Nel momento in cui sussiste una reale opposizione
politica, essa riceve una funzione costituzionale irrinunciabile per il
funzionamento corretto delle istituzioni: è portatrice di proposte e azioni
antitetiche quelle del governo di turno, attraverso la sua azione costruttiva
l’opposizione controlla e bilancia il ruolo della maggioranza. Compito che,
come Origgio Democratica, abbiamo assunto con serietà e dedizione, affiancando l'azione
dell'Amministrazione con una costante partecipazione, suggerendo i correttivi
che ritenevamo necessari e stimoli innovativi, esprimendo il nostro
dissenso rispetto alle opere scelte e alle progettualità proposte, ma non
ritenute da noi soddisfacenti per la cittadinanza. Nei confronti con
l'Amministrazione abbiamo spesso la sensazione di essere percepiti come un
disturbo al lineare procedere, non cogliamo la voglia di confronto e di
costruzione di percorsi reali di partecipazione sia con le minoranze, sia con i
pochi cittadini che partecipano, le cui richieste di coinvolgimento non
sembrano trovare risposte convincenti. Nello stesso consiglio comunale citato in
precedenza, è stato dichiarato che purtroppo la democrazia fa perdere molto
tempo, che non si possono coinvolgere tutti, ma qualcuno deve decidere, senza
un reale processo di partecipazione che possa portare a risultati migliorativi
sulle opere che devono rispondere ai bisogni dei cittadini. Anche l'istituto
della commissione consiliare consultiva, che abbiamo visto essere estremamente
utile anche per noi in minoranza nell'ambito dei regolamenti, non viene
utilizzata per tutto ciò che concerne il territorio e la sua pianificazione, ovvero
per ciò che riguarda le opere pubbliche e gli investimenti più rilevanti.
Siamo profondamente
convinti che il nostro sia un compito di valore nonostante alcuni momenti di frustrazione
rispetto agli esiti e, per resistere con rinnovato slancio, abbiamo sempre
bisogno di nuovi stimoli culturali e spunti riflessivi.
Molto suggestivi sono stati quelli mutuati dal pensiero di Don Milani che
abbiamo condiviso con i nostri concittadini, nel corso della conferenza organizzata
il 18 novembre e tenuta dal professor Giuseppe Uboldi, docente e presidente
dell’associazione saronnese “L’Isola che non c’è”. È stata per noi un’iniezione
di fiducia e una spinta a proseguire con impegno sia come cittadini sia come
forza politica: a cent'anni dalla nascita
il suo pensiero ci appare così attuale e potente, la coerenza tra azione e
parola e il profondo valore e la dignità riservata ad ogni essere umano, ancora
oggi affascinano e colpiscono chiunque si metta in ascolto. La forza del suo
messaggio è ancora maggiore per chi è politicamente attivo e ascolta i suoi
insegnamenti, come: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al
mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”, e
ancora: “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e
stranieri allora vi dirò che – nel vostro senso – io non ho patria e reclamo il
diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati
e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri”,
fino a: “Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come
vuole amare se non con la politica o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più tempo
delle elemosine, ma delle scelte.”.
E terminiamo con una sua affermazione che potrebbe risultare di difficile comprensione, ma di una potenza disarmante: “Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”.
Con i nostri auguri di un sereno Natale e di un prosperoso anno nuovo!