sabato 14 settembre 2013

ILVA: NO alla sospensione dell'attività produttiva.

ILVA, NO ALLO STOP AGLI STABILIMENTI LOMBARDI

Non si utilizzino i lavoratori per fare pressione sulle istituzioni

Sono lombardi cinque stabilimenti su sette che il gruppo Riva ha deciso di tenere chiusi fino a quando la magistratura che sta indagando sul sito Ilva di Taranto non sbloccherà i loro conti correnti. Si trovano a Caronno Pertusella (Varese), Malegno, Sellero e Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco). Gli altri due, sempre al nord, si trovano a Verona e a Lesegno, in provincia di Cuneo. Una scelta irricevibile, "da rispedire al mittente", secondo il Pd, che con il capogruppo Alessandro Alfieri e il consigliere Onorio Rosati ha stigmatizzato la sospensione dell'attività produttiva degli stabilimenti e ha espresso solidarietà e vicinanza ai lavoratori coinvolti.
"L'operazione del gruppo Riva è da respingere al mittente - hanno scritto in una nota -. Occorre intervenire affinché si possa giungere ad una conclusione positiva per la tutela dei lavoratori e dei siti produttivi, coinvolgendo le organizzazioni sindacali, tutte le istituzioni, gli enti locali ed ogni altro soggetto che abbia competenza e potere d'intervento. Nell'esprimere solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie, ci auguriamo che questo sia anche l'esito dell'incontro tra la Regione e il Governo annunciato da Maroni come imminente". 

domenica 14 luglio 2013

Calderoli DIMETTITI.

Le frasi di Calderoli contro la ministra Cecile Kyenge sono non solo inaccettabili, ma vergognose e intollerabili. Sono il segno che si è oltrepassato ogni limite, che il becero razzismo leghista ha raggiunto livelli di una bassezza inaudita. Il tentativo di difesa dell"'uomo della porcata" è ancora peggiore dell'offesa: definire quella frase come una simpatica battuta pronunciata in un comizio è un oltraggio alla decenza e alla civiltà del nostro Paese.

La Lega, negli anni del successo padano, ci aveva abituato a queste intemerate xenofobe che hanno riempito titoli e pagine di giornali. Ma che oggi un vicepresidente del Senato, quindi una figura istituzionale che rappresenta un ramo del Parlamento, arrivi a paragonare un ministro della Repubblica a un orango non può essere rubricato nel capitolo del folclore delle camicie verdi. 

Per questo bisogna essere determinati: Calderoli non può restare sullo scranno più alto del Senato un minuto di più. Quell'insulto è totalmente incompatibile con il suo ruolo. Ci aspettiamo che tragga rapidamente le conseguenze. E se ciò non dovesse accadere la maggioranza del Senato, a cominciare dal Pd, dovrà usare gli strumenti di sfiducia che esistono per riparare a un danno grave che è una ferita per tutti gli italiani. La ministra Kyenge vada avanti nel suo lavoro, l'Unità e i suoi lettori saranno al suo fianco. 

L'Unità - Pietro Spataro

sabato 1 giugno 2013

Una Commissione per salvare l’apparenza?

Casualmente ho scoperto che il 03/05/2013 è stato pubblicato sul sito del Comune di Origgio  il “Regolamento per le pari opportunità”. Scarica documento in pdf
Il “REGOLAMENTO COMUNALE PER LA REALIZZAZIONE DELLE PARI OPPORTUNITÀ ED ISTITUZIONE D’APPOSITA COMMISSIONE”, (Approvato dalla Giunta Comunale con la deliberazione n. 31 del 4 aprile 2013. Esecutivo dal 5 aprile 2013), che io sappia nessuna “menzione” ne è stata fatta in Consiglio Comunale, o forse io mi sono perso la seduta in cui era all’O.d.G. Io credo che un provvedimento così importante meritasse di essere adottato con maggior rilievo, dando alle cittadine e ai cittadini l’informazione ed il coinvolgimento necessario, per evitare il rischio di non combinare niente.
Ora nel merito del documento vorrei sottolineare che la Commissione istituita sarà composta da:
a.    Tutte le donne elette in Consiglio Comunale.
b.    Una donna per ogni gruppo consiliare.
Questo comporta che a costituire, oggi, la Commissione saranno solamente in QUATTRO (1 Consigliera Comunale e 3 Rappresentante dei gruppi Consiliari).
Una Commissione composta soltanto da QUATTRO donne a me sembra che sia limitata e rischia di essere la foglia di fico a nascondere la poca volontà di coinvolgere le cittadine/i nell’amministrazione della cosa pubblica. Prevedere un numero maggiore di Commissarie, un numero maggiore sette sarebbe più congruo, coinvolgendo le Associazioni, compresi i Partiti non presenti in Consiglio, dando la possibilità, alla Commissione, di poter valutare e accogliere singole candidature di donne disposte ad impegnarsi e dando il proprio contributo per migliorare la vita nella nostra collettività, dando piena attuazione di quando previsto dall’art.46 comma 6 dello Statuto comunale. Sarebbe bello che questa Commissione servisse per costituire un organismo più aperto alla partecipazione delle cittadine/i ed affrontasse tutti i temi sulla condizione femminile e desse vita alla Consulta Femminile, organismo di partecipazione delle donne all’azione dell’Amministrazione comunale. Maggiore risorse umane si mobilitano, maggiori saranno i risultati a beneficio della collettività.   

PS: qualche domanda:
  1. Perché per essere eletti in Consiglio Comunale, basta raccogliere voti in numero sufficiente, non è richiesta nessuna sensibilità o competenza, mentre per far parte della Commissione per le pari opportunità e necessario: “che abbiano maturato sensibilità sulla condizione femminile”?
  2. Cosa vuol dire che il regolamento è: “Esecutivo dal 5 aprile 2013”? La Commissione è già stata “attivata”. Sono state nominate le Commissarie?
  3. Quando quest'Amministrazione per informare i cittadini, non tutti, attiverà la newsletter come fanno la stragrande maggioranza dei Comuni italiani?